di Sabrina Vecchi

Diecimila giornalisti e comunicatori arrivati da 138 Paesi del mondo, per un’occasione di incontro e “giubilo”. Il Giubileo del Mondo della Comunicazione, primo dei grandi eventi dell’Anno Santo 2025, è stato prima di tutto un modo per crescere nel proprio mestiere, attingendo da una varietà infinita di spunti. Chi nella carta stampata, chi nel web o nell’audiovisivo, ciascuno ha trovato il proprio spazio di accrescimento professionale e morale, oltre ad approfittare per incontrare colleghi giunti da ogni parte del globo.

Tre giorni di formazione culminati oggi in Aula Paolo VI con l’incontro con papa Francesco. “La comunicazione è incontro con l’altro, è una vocazione ma anche grande saggezza, un lavoro che costruisce la società. A patto che sia vero“, ha detto Bergoglio. Un verità non solo riferita ai fatti narrati, bensì a qualcosa di ben più profondo: “Non si può fare questo mestiere se non si è veri nella vita, con le persone, con chi ci sta accanto“. E già. Perché gli “strumenti di lavoro” dei giornalisti sono soprattutto “lo studio e la riflessione, la capacità di vedere e di ascoltare; di mettersi dalla parte di chi è emarginato, di chi non è visto né ascoltato“. Perché nulla si può fare, in questo lavoro, se non si intinge la penna prima nell’empatia e solo dopo nell’inchiostro.

L’udienza con il Santo Padre è stata preceduta dalle riflessioni di Maria Ressa, giornalista, premio Nobel per la pace e direttrice della piattaforma Rappler, e di Colum McCann, scrittore, autore di Apeirogon e Great World Spin, co-fondatore della rete Narrative 4. Con un’esibizione musicale da brividi del maestro Uto Ughi accompagnato dalla sua orchestra.

Particolarmente apprezzato, tra gli incontri del pomeriggio, il dibattito tra il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e il giornalista Ferruccio De Bortoli. Una gremita Basilica di Santa Maria in Trastevere ha ascoltato un dialogo a due voci sul tema della pace, del coraggio, della tenacia. Senza tralasciare i richiami alla tecnologia, ai social, alle fake news, alla capacità di distinguere il vero dal falso nel mare magnum dell’informazione di oggi. Pervasa, talvolta, di rabbia da riversare sul prossimo.

E se il Papa nel suo messaggio per la 59° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali ha parlato di “mitezza nei cuori“, Zuppi e De Bortoli hanno rimarcato il concetto con la rivendicazione di un modo di fare che non alza mai la voce. In un mondo rabbioso, “essere miti e moderati è una virtù, è un atteggiamento proprio di chi ha consapevolezza e certezza di quello che fa“, ha detto Ferruccio De Bortoli. Certo, qualcosa che non va certo di moda, abituati come siamo a grondare di risentimento per poi manifestarlo sui social: “La mitezza sembra una cosa da vecchi signori – ha detto Zuppieppure è ben altro. Intanto, impariamo a staccarci dal virtuale e a coltivare le relazioni vere, anche nella vita quotidiana. Se una persona sta male, oggi al limite gli si manda un messaggio. Invece, andiamola a trovare! Non è forse questo, il messaggio del Giubileo?

Un momento del dibattito tra il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, e il giornalista Ferruccio De Bortoli