“Che costruiamo a fare nuove case se la gente non lascia la strutture abitative d’emergenza (SAE)? Ad Amatrice, nonostante i problemi, stiamo ripartendo. I numeri parlano chiaro: 661 cantieri aperti, 357 in fase realizzativa e 304 in fase istruttoria. Abbiamo consegnato 82 abitazioni (Condominio Picente e Monte Gorzano) ricostruite secondo le più moderne norme antisismiche. Ma la cosa più sconsolante e deprimente è che al momento, su 30 assegnatari di SAE che possono tornare a vivere in una vera casa, solo 7 le hanno lasciate. E le motivazioni sono le più creative, per usare un eufemismo. Anche perché si tratta di rispettare Ordinanze della Protezione Civile e Regolamenti comunali ben precisi“. Questo ha dichiarato il sindaco Giorgio Cortellesi in vista della visita del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
“Sono deluso e amareggiato – ha continuato – da quando mi sono insediato, sei mesi fa, ho sempre detto che la ricostruzione, prima che materiale, assolutamente legittima per una popolazione che ha sofferto e aspettato troppo tempo, deve essere innanzitutto culturale. E ciò presuppone l’abbandono di una mentalità assistenziale, di un vittimismo che ha fatto il suo tempo, della logica del tutto dovuto, che stanno diventando un pericoloso ostacolo per la ripresa economica e sociale della nostra comunità. L’ho detto e ripetuto in tante occasioni: i troppi aiuti non aiutano. E adesso con le SAE lo stiamo vedendo in concreto. Questo comportamento non è rispettoso verso chi ancora non è riuscito a far ricostrure la propria abitazione, e non è rispettoso verso le centinaia di cittadini che sperano di tornare presto ad una quotidianità perduta a causa del sisma“.
“Fin dall’inizio del nostro mandato – ha concluso il sindaco – abbiamo monitorato tutte le situazioni pregresse sempre rimandate; stiamo combattendo quotidianamente con criticità, emergenze, aumenti dei costi dei materiali e con il Commissario Straordinario Giovanni Legnini stiamo intraprendendo un percorso di governance tecnica, amministrativa e progettuale a 360 gradi, che abbiamo chiamato “operazione verità”. Ma quello che non si può accettare è questa resistenza ingiustificata, molto poco solidale e costruttiva“.